Con il ddl per l'autonomia alle Regioni verrebbe meno la visione unitaria
"Chiediamo l'intervento del ministro della Salute Giulia Grillo per sventare ogni possibile tentativo di smantellare il nostro Servizio Sanitario Nazionale. Festeggeremo, sabato e domenica, i quarant'anni dalla sua istituzione. Non vorremmo dover celebrare, al posto di un compleanno, un funerale". Esprime preoccupazione Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), per le dichiarazioni del ministro per gli Affari Regionali e le autonomie, Erika Stefani, secondo le quali sarebbe pronto per essere presentato entro ottobre in Consiglio dei Ministri un disegno di legge per conferire alle Regioni che ne facciano richiesta autonomie sulle materie di competenza.
Tra queste, per molte, ci sarebbe la sanità. "Non abbiamo ovviamente ancora letto il testo sul cosiddetto 'regionalismo differenziato' - evidenzia Anelli - ma possiamo anticipare alcune riflessioni". "La Legge 833 del 1978 ha sancito la nascita del nostro Servizio Sanitario Nazionale, fondandolo su alcuni principi fondamentali, tra cui l'universalismo e la solidarietà - sottolinea - vuol dire anche che se un cittadino, o una Regione, si trovano in difficoltà, gli altri, le altre Regioni devono adoperarsi per aiutarli. Un sistema, dunque, concepito come organico, flessibile, solidaristico. Nel momento in cui le Regioni fossero completamente autonome - ipotizza Anelli - questa flessibilità verrebbe meno". "Il trasferimento di competenze - conclude - se condotto in maniera così netta, lo definirei quasi uno scippo, confligge con la visione unitaria del Servizio Sanitario Nazionale e con gli articoli 3 e 32 della Costituzione".
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o rivela uno studio condotto dai ricercatori della Duke Health, sulla rivista Science Advances
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